L'ALBERO
di Magda Tamborini
tradotto da Eleonora
Cottafavi, Simone Mastroianni e Lucrezia Piatti
Mi ritrovo ancora a guardare
volti ogni giorno diversi, a vedere cos'è cambiato negli occhi della gente.
Ritrovo sempre nelle persone quella nostalgia della vita di un tempo, più
serena e tranquilla del giorno d'oggi!
Mamme nelle auto che parlano
freneticamente dando ordini ai propri figli, uomini che, in ritardo per un
appuntamento, parlano al cellulare e guidano quasi senza guardarsi intorno,
bambini che non sanno più giocare con le foglie del parchetto: devono tutti
correre a destra e a manca...
Vorrei che ci fosse più tempo... Ricordo che decenni fa la gente passeggiava tranquilla, le donne
chiacchieravano pacifiche e anche un po' pettegole dopo aver fatto la spesa dal
salumiere Piacente, gli uomini passavano per l'incrocio contenti di tornare a
casa dopo una giornata di lavoro alla Bemberg: orari fissi ore 12- ore 17.30.
Tutti sorridevano e avevano il tempo di guardarsi, di osservare, di vedermi, di
giocare con me.
Io sono un albero, uno dei
tanti in questo parco davanti al bar Serenella, al "Tobruk". Una
volta le signore ammiravano la mia maestosità, gli uomini invidiavano la mia
corteccia robusta e i bambini legavano una corda al mio tronco per giocare..
Ora sono solo e rimpiango i tempi passati, quando Gozzano era un paese dove
tutti si conoscevano, in cui ognuno aveva il suo soprannome, il suo tempo
e tutti avevano la loro pace; tempi in cui in questo incrocio spiccava
l'insegna pubblicitaria di quella fabbrica all'avanguardia: "nasce dal
cotone, splende come seta"; bei tempi quando durante i temporali estivi
l'uomo si preoccupava che noi querce non venissimo sradicate. Ora vedo lo
stravolgimento di quelle che erano le strade sterrate, le rotonde al posto dei
semafori, i fuoristrada al posto delle Alfetta, dei "Ciao", della
Lambretta.
Io rimpiango: ma soprattutto
vorrei che qualcuno si fermasse ad osservare il cambiamento.
Il racconto è ispirato al luogo
chiamato "Tobruk" dove grandi alberi secolari osservano i
cambiamenti del tempo.
THE TREE
I still find myself looking at
different faces every day, to see what's changed in the eyes of people. People
always show that nostalgia of life as it used to be, calmer and quieter than
nowadays! Moms that are frantically speaking in cars and scolding their
children. Men who, late for an appointment, are talking on the phone and
driving without looking around. Children that can't play with the leaves that
are in the playground: everyone must run everywhere.
I wish there was more time... I
remember that, decades ago, people walked calmly, women chatted peacefully with
a little bit gossip too after having been to Piacente's delicatessen shop. Men
crossed at the crossroad, happy to go back home after a working day at the
Bemberg: fixed working hours from 12 a.m. to 5.30 p.m.
Everybody smiled and had time
to watch each other, to look around, to see me and they played with me. I'm a
tree, one of the many trees in this park, in front of the Serenella café
"al Tobruk".
Long ago ladies admired my
majesty, men envied my strong bark and children tied a rope round my trunk to
play. Now I'm alone and I look back on the past with nostalgia, when Gozzano
was a village where everybody knew everybody else, where everybody had a
nickname, time and peace: times in which an advertising placard for the
avantgarde factory stood out at the crossroad: "born from cotton, shining
like silk". Good times when during the summer storms the man worried about
oak trees like us not being uprooted.
Now I see the transformation of
those that were the dirt roads, the roundabouts in place of the traffic light,
the SUVs in place of "Alfettas", "Ciaos" and
"Lambrettas"
I look back but first of all, I
wish someone would stop here to see the change.
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