IL
MAESTRO STRAMBO
di
Magda Tamborini
Sono
le 8:45 di un giovedì come tanti altri, sono seduta al mio banco di fianco alla
finestra e sento le grida vivaci dei bambini delle elementari che giocano in
cortile, quello stesso cortile di cui avevo sentito parlare da Enzio, un ex
studente che mi aveva incantato giorni fa con le storie della sua infanzia.
Guardo fuori e torno indietro nel tempo a quando invece di scarpe da ginnastica
si portavano zoccoli e al posto di una maglietta una camicia scozzese. Mi accorgo
che allora come oggi i bambini per giocare si accontentano delle piante, di un
cortile e dei loro sorrisi.
E'
suonata la campanella alle elementari, tutti corrono verso una piccola porta
antipanico e si rifugiano all'interno della scuola; il cortile torna vuoto.
Anche
al Liceo suona la campanella e richiama la mia attenzione; ora dovrebbe
arrivare la prof. e mi reco nel corridoio per prendere un'ultima boccata
d'aria. Pochi minuti con alcuni compagni, tutti ammassati sulla porta fino a
che spunta da dietro la curva la prof. Campanini con le sue borse, il suo passo
deciso e il suo sorriso. Si dirige verso di noi.
La
mia mente riavvolge il nastro del tempo ed eccolo là: con uguale compostezza e
armonia il maestro Strambo (come lo chiamavano tutti, Maestro Gaudenzio
Strambo) che si dirige verso la classe quinta mentre gli alunni si sono appena
riuniti attorno ad un banco per organizzare una festa di fine anno.
Il
bidello Marchini cammina per il corridoio consegnando il materiale per le
lezioni, come oggi Maria Grazia distribuisce i fogli degli avvisi, con la
stessa sveltezza e la stessa espressione felice.
C'era
un bambino di nome Enzio che correva con gran foga per le vie di Gozzano con il
sorriso sulle labbra: era in ritardo per la lezione! La campanella era suonata
e tutti avevano cominciato il loro lavoro, tranne lui che come sempre sarebbe
arrivato in ritardo di 10 minuti.
La
prof. Campanini estrae la sua penna rossa e chiede chi è assente; così il
maestro faceva l'appello e tutti al suono del proprio nome rispondevano con
consuetudine ed educazione: “Presente!”. Quando arrivava il nome “Enzio” la voce
del maestro risuonava nell'aula, la porta si spalancava e quel bambino con le
guance rosse e il respiro affannoso diceva: “Presente maestro, presente!” Il
maestro lo rimproverava per il ritardo ma intenerito dai suoi occhioni
azzurri lo mandava a posto con un richiamo informale.
Vedo
la professoressa che in ugual modo appunta il ritardo di una mia compagna.
La
mattinata procedeva per il meglio, le ore passavano veloci e i bambini
seguivano con attenzione la voce del maestro che leggeva, con voce ferma, un
libro alla classe; guardavano il maestro con gli occhi luccicanti, mentre
l'aria fresca entrava dalla finestra e trasmetteva agli alunni un senso di
tranquillità che colpiva anche il bidello Marchini appena tornato dalle
commissioni in posta.
Anche
la mia mattinata scorre tranquilla mentre ascolto una contorta
spiegazione di latino, almeno per me. La campanella mi riporta nel mondo reale
e mi affretto a fare lo zaino per non perdere il pullman.
Il
suono squillante della campanella delle 12.00 riportava subito i bambini
del 1931 alla diversa realtà della loro vita: giacca, cartella, pranzo e
pomeriggio ad aiutare a casa, nei campi, con gli animali da pascolare o a
imparare qualche mestiere. Ma ci fu un giorno speciale in cui, trascorsi pochi
secondi, il maestro interruppe i loro pensieri con voce autorevole: “Bambini,
oggi ci ritroviamo a scuola. Ho organizzato una sorpresa per voi, vi
aspetto tutti alle 14:30”. Gli scolari accennarono un sì con la testa e corsero
stupiti e impauriti a riferirlo a casa.
La
prof. Ruga richiama la nostra attenzione per proporci un pomeriggio a scuola
per il progetto "Connessioni", dice: "Ragazzi, per chi è
interessato, domani pomeriggio lavoriamo sul progetto, chi vuole mi trova
qui!". Sono contenta! Finalmente uno di quei pomeriggi che piacciono a me.
Il
maestro Gaudenzio si diresse verso l'aula insegnanti dove c'era una piccola
riunione per accordarsi sui colloqui con i genitori, perchè come diceva sempre
“l'organizzazione è fondamentale per una completa efficienza degli
insegnanti!”. I bidelli intanto pulivano i corridoi ormai sgombri dai bambini.
Dopo circa un'oretta tutti erano usciti dalla scuola e il maestro Gaudenzio
aveva chiuso le porte per poi recarsi in pasticceria con i suoi colleghi.
C'erano la maestra Maffei, severa e decisa che ogni mattina veniva da Corconio
in bicicletta, il maestro Torri, che viveva alla trattoria dell'attuale Albergo
Italia, noto per le sue "rigate sulle mani" come ricordano Enzio e il
suo amico Pierino, e la maestra Ceppi che aveva la V elementare femminile.
Arrivati in pasticceria e ordinati i dolci il maestro pagò l'ordinazione fatta
giorni prima per la festa a sorpresa che aveva organizzato per i suoi alunni di
quinta.
Ed
ecco che il pomeriggio seguente sono ancora a scuola, sono le 14:30, aspetto la
prof, guardo fuori dalla finestra e di nuovo i bambini delle elementari fanno
l'intervallo.
Le
14:30 e tutti gli alunni di quinta erano presenti nell'atrio della scuola,
tranne Enzio che ovviamente era in ritardo, di 10 minuti. Il maestro con voce
squillante richiamò gli alunni e li fece sedere a semicerchio contro le pareti,
poi cominciò a parlare: “Bambini, io sono molto felice di essere stato il
vostro maestro. Io ho insegnato a voi ma voi mi avete fatto imparare molte cose
e mi avete soprattutto fatto ricordare la spensieratezza e l'allegria della vostra
età! Quindi ora dirò una cosa che non molti sanno esprimere: GRAZIE! Adesso
potrei concludere questo discorso con delle frasi molto complicate ma mi
limiterò ad augurarvi una vita ricca di felicità, allegria, gioia e amore.”
Poi
il maestro invitò i bambini a prendere ciò che era
stato preparato su un tavolino al centro dell'atrio. I bambini, stupiti dalle
parole ma soprattutto per la vista di dolci e bevande ringraziarono di cuore il
maestro correndogli vicino e dandogli rispettosamente la mano.
Dopo aver divorato tutto, velocemente tornarono alle proprie case, con il
sorriso sul volto e un appunto prezioso nel cuore.
Guardo
fuori dalla finestra e osservo i bambini giocare tra le maestre che
chiacchierano e mi sorge spontanea una domanda: "Avranno anche loro un
maestro Strambo da ricordare?"
Perché
di questo sono sicura, il maestro Gaudenzio Strambo è rimasto nel cuore dei
suoi bambini. Infatti ancora oggi i suoi ex alunni lo ricordano con molta stima
e affetto; il professor Enzio Ruga, in particolare, riportando, di generazione in generazione la storia di
quel maestro eccezionale, mi ha fatto rivivere
quei bei ricordi della sua infanzia e quegli insegnamenti e comportamenti
morali validi in ogni tempo come se fossero "oro". Spesso il signor
Enzio, ormai nonno, ricorda le parole che il maestro pronunciò e ringrazia a
sua volta la vita stessa per le esemplari persone che ha incontrato.
Ispirato al racconto di E.Ruga sulla scuola elementare di Gozzano
anni '30
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