CATENA
di Jessica Tripodi
Da ore i suoi occhi erano intenti ad osservare
quel dipinto: San Bernardo e una catena.
Tutti a Bugnate affermavano che l'essere
incatenato fosse un diavolo ma nessuno l'aveva mai visto.
Si racconta che una parte del dipinto fosse stata
persa a causa dell'abbattimento del muro per la costruzione della porta della
sacrestia.
Angelo, un sedicenne molto curioso appena
trasferitosi a Bugnate, era rimasto affascinato ma allo stesso tempo inquietato
da quell’affresco enigmatico.
Trascorsi pochi giorni dal suo arrivo, in paese
incominciarono ad accadere fatti molto strani: alcuni abitanti scomparvero nel
nulla senza lasciar traccia e nessuno di loro fu ritrovato. Così,
insospettito e preoccupato, l’adolescente si andò a rifugiare nell’unico posto
che riteneva sicuro: la chiesa della Vergine Maria.
Fu proprio lì che Angelo notò il vecchio
sacrestano Gianni che si aggirava con passo nervoso e spostava oggetti in modo
furtivo. Incuriosito, Angelo lo seguì sino ad arrivare nei sotterranei della
sacrestia dove ebbe una visione che lo sconvolse: una moltitudine di cadaveri dai volti
sanguinanti. Finalmente si erano ritrovati i corpi, seppur senza
vita, delle persone che erano scomparse.
Non esitò a correre per andare a chiedere aiuto e
conforto a San Bernardo che, pochi attimi dopo, agitò la catena, come per
richiamare a sé la cattiveria, la malvagità del momento.
Passarono pochi giorni e in paese si venne a
sapere della morte improvvisa del vecchio sacrestano, per un attacco di
cuore.
Da quel momento non accadde più nessun fatto
insolito a Bugnate, e tutti, compreso Angelo, ritornarono a vivere serenamente,
pregando San Bernardo di continuare a tenere lontano il Male dal paese.
Ancora oggi si può pensare che il Male sia
invisibile all’occhio umano; forse San Bernardo riuscirà a
catturarlo a sé a ad imbrigliandolo ad una catena per liberare il Bene e la Pace.
Ispirato all'affresco di San Bernardo e il diavolo
– Cagnola- Bugnate (No), Chiesa della Vergine Maria
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