venerdì 25 maggio 2012

IL TIGLIO



IL TIGLIO
di Margherita Poletti e Magda Tamborini 

Era la mia creatura, un tiglio. L’avevo regalato a quel convento. Un simbolo segreto della mia gratitudine ai frati per avermi accolto tante volte senze pretese, un simbolo a rappresentare l'amore alla vita. Dal cielo osservavo quello che accadeva sulla terra; mi riempiva di gioia vedere che le persone si prendevano cura del mio dono. Io, da quando sono passato a vita migliore, so cogliere il respiro del tiglio i suoi pensieri, le sue percezioni.
                                                                                  
Era piccolo quando è stato trapiantato, era piccolo e ignaro, non sapeva nulla del mondo, nè dove era nato, nè che senso potesse avere la sua maestosità futura. I frati spesso andavano a pregare sotto la sua ombra e ogni giorno ci passavano vicino per ammirare il panorama del lago.
Giorno per giorno il tiglio ha imparato a sentire e ad ascoltare  parole umanamente difficili da comprendere. Il paesaggio davanti a lui era mozzafiato e molti si fermavano per ammirarlo: la torre di Buccione, la vita di Bolzano e il lago. Così ha visto molto. Ha assistito a matrimoni eterni e storie che hanno subito trovato una fine, ha sofferto la morte di tanti e ha vissuto la guerra quando i soldati si rifugiavano nel suo tronco. Si sentiva bello, forte e saggio.

C'è stato un periodo in cui il mio tiglio era diventato il luogo di incontro di due innamorati speciali, lei di Armeno, lui di Bolzano. In realtà una di quelle storie controverse, lei ricca, lui povero e le loro famiglie non potevano tollerare la cosa. Ma loro si trovavano lo stesso, sotto i rami alti nella notte buia. C’era silenzio quando si incontravano la sera tarda: solo i loro bisbigli e il vento rompevano la quiete di quel luogo. Lunghe ore passate tra carezze innocenti e timide, carezze proibite a quell’epoca. Continuarono così per mesi e mesi, forse un anno, finché un frate li scoprì per sbaglio. Era appena tornato da un viaggio faticoso e arrivò al convento nella notte. Fu un incontro speciale tra loro tre, un sorriso di compiacimento e una benedizione silenziosa. Ci fu uno scandalo nelle loro famiglie che però accettarono il matrimonio. Passarono i mesi, persino gli anni e arrivò un giorno in cui i due giovani, ormai cresciuti, andarono al convento per un battesimo. Era nata una bambina e il mio tiglio pensava quasi che fosse un po’ merito suo.

Anche la vita di un albero, pur secolare,  finisce. Arrivò il 2005, anno fatidico, anno in cui il mio tiglio venne abbattuto, lasciando con il ricordo di sè sentimenti eterni: la gioia dell'accoglienza, la semplicità dell'amore. Non potevo lasciare che il mio tiglio venisse lasciato ardere in un camino come tanti altri, per me era importante e lo era diventato per molti.
L'artista non può tacere davanti alla mia silenziosa insistenza: -puoi fare qualcosa-
Oggi il Tiglio vive e respira ancora sulle pareti dei chiostri del convento ripercorrendo sul suo legno la storia di Francesco come un tramite dei valori del santo d'Assisi. . 
Così la storia del mio tiglio non finisce.

Ispirato al tiglio secolare sul sagrato della Chiesa del Convento dei frati del Monte Mesma- Ameno




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