venerdì 25 maggio 2012

UN REGALO ROSSO CORALLO

UN REGALO ROSSO CORALLO
di Sara Brena e Martina Marotta

Rosa è pronta ad ascoltare le parole dell’amica.
- Era l’anno 1553 e Antonio Castiglioni aveva appena undici anni. I capelli biondi gli incorniciavano il volto ricoperto da macchioline rosse. Un prurito insopportabile si estendeva dalla testa ai piedi e i grandi occhioni blu osservavano preoccupati la madre inquieta e singhiozzante seduta accanto al letto del figlio. Il bambino era infatti malato, debole e quasi sicuramente in fin di vita.
I Castiglioni erano una nota famiglia benestante che viveva ad Auzate, piccolo paesino situato su un’altura che sovrastava il Lago d'Orta. La madre Caterina aveva interpellato i migliori medici della zona, ma nessuno di loro era riuscito a trovare un rimedio o la natura della malattia. Preoccupata, sconfortata, distrutta, non aveva più speranze per l’amato, unico e tanto desiderato figliolo. Caterina aveva anche chiamato degli esorcisti pensando che Antonio fosse posseduto da Satana, ma invano, poiché il motivo non era quello.
Come ultima risorsa, decise di offrire un’ingente somma di denaro a chi fosse riuscito ad aiutare il piccolo. Ogni giorno pregava la Madonna che l’aiutasse nella guarigione di Antonio. Le prometteva che se fosse migliorato, le avrebbe dedicato un meraviglioso dipinto e la sua devozione per sempre.
Un giorno, uno strano uomo proveniente da molto lontano arrivò ad Auzate. Non sembrava un medico, né una persona colta e benestante, ma piuttosto un mendicante, giunto fin lì per trovare protezione e ristoro.
Mentre soggiornava all’osteria del paese, venne a conoscenza della misteriosa malattia del figlio di una famiglia molto ricca e decise di provare il suo antico rimedio.
Si diresse verso casa Castiglioni, attirato dal denaro. Prese coraggio e bussò alla porta; ad aprire arrivò una donna di mezza età, con il viso incavato e gli occhi rossi dal pianto. Caterina non aveva servitù, poiché, dopo la morte del marito, aveva scoperto che ad avvelenarlo era stato uno di loro, una persona di fiducia. Il mendicante venne condotto in camera del piccolo Antonio. Si chinò verso il bambino, lo accarezzò, si sfilò dal collo una catenina di corallo rosso acceso e gliela donò. Farfugliò qualche misteriosa parola, si alzò e spiegò a Caterina il suo gesto. Le disse che era un amuleto portafortuna capace di scacciare il male, usato e diffuso nel suo paese tanto lontano da lì. Caterina si aggrappò a quell’ultima speranza e attese.
Due settimane dopo, Antonio migliorò miracolosamente: le vesciche sul suo corpo si seccarono diventando crosticine, il prurito si attenuò, la febbre diminuì. Giorno dopo giorno Antonio stava sempre meglio, fino ad arrivare ad una completa guarigione.
Tutti si chiesero se fosse stato un miracolo o se il potere dell’amuleto funzionasse davvero.
Il denaro venne consegnato al mendicante, che ripartì verso il suo paese d’origine, come se avesse compiuto la sua missione e ora potesse tornare indietro soddisfatto.
Caterina, come promesso, chiamò i pittori Cagnola, provenienti da Novara e famosi in tutte le città, pronti a dipingere sulla facciata esterna di casa Castiglioni un affresco che sarebbe rimasto nella storia di Auzate. I due fratelli, nel 1554, si dedicarono alla realizzazione di una meravigliosa opera: la Madonna seduta sul trono che tiene in braccio il suo bambin Gesù, con al collo il famoso corallo rosso. Indossa anche due braccialettini e una collanina entrambi di color carminio, simbolo di ricchezza e nobiltà. Affiancati alla Madonna, Santa Caterina d’Alessandria e Sant’Antonio Abate, scelti in ricordo del miracolo della famiglia Castiglioni. Da ora in poi, la catenina di corallo diventa una vera e propria usanza. Le mamme apprensive la fanno indossare ai proprio figli come amuleto e protezione divina.-

Lacrime di commozione rigano il viso di Rosa. Ora conosce la storia che si cela dietro il regalo rosso corallo della sua migliore amica. Rosa le accarezza la mano. Tante sono le cose che vorrebbe dire per ringraziarla, ma riesce solo a donarle un sorriso.
Da tempo non compariva un accenno di felicità sul suo volto perché la malattia l’ha divorata molto lentamente. Una piccola sagoma è sdraiata sul letto bianco e circondata dall’odore di ospedale. In testa porta un foulard che sostituisce il ricordo della sua lunga chioma bionda, le unghie ben curate e colorate sono ora tutte nere e spesse, il colore della pelle è scuro e spento e una tosse grassa le riempie i polmoni: è il cancro. L’amica, invece, è snella, bella, rosea ma con occhi velati dalla malinconia per la sorte dell’amica d’infanzia.
Rosa, dopo un lungo faticoso combattimento, con un ultimo sorriso, con la speranza e la pace ancora impresse negli occhi umidi, si spegne tra le mura di quell’ospedale: la collana di corallo è appesa al suo collo.

Ispirato all'affresco dedicato alla Madonna delle Grazie ad Auzate

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