venerdì 25 maggio 2012

CATENA


CATENA
di Jessica Tripodi

Da ore i suoi occhi erano intenti ad osservare quel dipinto: San Bernardo e una catena.
Tutti a Bugnate affermavano che l'essere incatenato fosse un diavolo ma nessuno l'aveva mai visto.
Si racconta che una parte del dipinto fosse stata persa a causa dell'abbattimento del muro per la costruzione della porta della sacrestia.
Angelo, un sedicenne molto curioso appena trasferitosi a Bugnate, era rimasto affascinato ma allo stesso tempo inquietato da quell’affresco enigmatico.
Trascorsi pochi giorni dal suo arrivo, in paese incominciarono ad accadere fatti molto strani: alcuni abitanti scomparvero nel nulla senza lasciar traccia e nessuno di loro fu ritrovato. Così, insospettito e preoccupato, l’adolescente si andò a rifugiare nell’unico posto che riteneva sicuro: la chiesa della Vergine Maria.
Fu proprio lì che Angelo notò il vecchio sacrestano Gianni che si aggirava con passo nervoso e spostava oggetti in modo furtivo. Incuriosito, Angelo lo seguì sino ad arrivare nei sotterranei della sacrestia dove ebbe una visione che lo sconvolse: una moltitudine di cadaveri dai volti sanguinanti. Finalmente si erano ritrovati i corpi, seppur senza vita, delle persone che erano scomparse.
Non esitò a correre per andare a chiedere aiuto e conforto a San Bernardo che, pochi attimi dopo, agitò la catena, come per richiamare a sé la cattiveria, la malvagità del momento.
Passarono pochi giorni e in paese si venne a sapere della morte improvvisa del vecchio sacrestano, per un attacco di cuore.
Da quel momento non accadde più nessun fatto insolito a Bugnate, e tutti, compreso Angelo, ritornarono a vivere serenamente, pregando San Bernardo di continuare a tenere lontano il Male dal paese.
Ancora oggi si può pensare che il Male sia invisibile all’occhio umano; forse  San Bernardo riuscirà a catturarlo a sé a ad imbrigliandolo ad una catena per liberare il Bene e la Pace.  

Ispirato all'affresco di San Bernardo e il diavolo – Cagnola- Bugnate (No), Chiesa della Vergine Maria

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