venerdì 25 maggio 2012

IL MAESTRO STRAMBO


IL MAESTRO STRAMBO
di Magda Tamborini

Sono le 8:45 di un giovedì come tanti altri, sono seduta al mio banco di fianco alla finestra e sento le grida vivaci dei bambini delle elementari che giocano in cortile, quello stesso cortile di cui avevo sentito parlare da Enzio, un ex studente che mi aveva incantato giorni fa con le storie della sua infanzia. Guardo fuori e torno indietro nel tempo a quando invece di scarpe da ginnastica si portavano zoccoli e al posto di una maglietta una camicia scozzese. Mi accorgo che allora come oggi i bambini per giocare si accontentano delle piante, di un cortile e dei loro sorrisi. 
E' suonata la campanella alle elementari, tutti corrono verso una piccola porta antipanico e si rifugiano all'interno della scuola; il cortile torna vuoto.
Anche al Liceo suona la campanella e richiama la mia attenzione; ora dovrebbe arrivare la prof. e mi reco nel corridoio per prendere un'ultima boccata d'aria. Pochi minuti con alcuni compagni, tutti ammassati sulla porta fino a che spunta da dietro la curva la prof. Campanini con le sue borse, il suo passo deciso e il suo sorriso. Si dirige verso di noi.
La mia mente riavvolge il nastro del tempo ed eccolo là: con uguale compostezza e armonia il maestro Strambo (come lo chiamavano tutti, Maestro Gaudenzio Strambo) che si dirige verso la classe quinta mentre gli alunni si sono appena riuniti attorno ad un banco per organizzare una festa di fine anno.
Il bidello Marchini cammina per il corridoio consegnando il materiale per le lezioni, come oggi Maria Grazia distribuisce i fogli degli avvisi, con la stessa sveltezza e la stessa espressione felice.
C'era un bambino di nome Enzio che correva con gran foga per le vie di Gozzano con il sorriso sulle labbra: era in ritardo per la lezione! La campanella era suonata e tutti avevano cominciato il loro lavoro, tranne lui che come sempre sarebbe arrivato in ritardo di 10 minuti.
La prof. Campanini estrae la sua penna rossa  e chiede chi è assente; così il maestro faceva l'appello e tutti al suono del proprio nome rispondevano con consuetudine ed educazione: “Presente!”. Quando arrivava il nome “Enzio” la voce del maestro risuonava nell'aula, la porta si spalancava e quel bambino con le guance rosse e il respiro affannoso diceva: “Presente maestro, presente!” Il maestro lo rimproverava per il ritardo ma intenerito  dai suoi occhioni azzurri lo mandava a posto con un richiamo informale.
Vedo la professoressa che in ugual modo appunta il ritardo di una mia compagna.
La mattinata procedeva per il meglio, le ore passavano veloci e i bambini seguivano con attenzione la voce del maestro che leggeva, con voce ferma, un libro alla classe; guardavano il maestro con gli occhi luccicanti, mentre l'aria fresca entrava dalla finestra e trasmetteva agli alunni un senso di tranquillità che colpiva anche il bidello Marchini appena tornato dalle commissioni in posta.
Anche la mia mattinata scorre tranquilla mentre ascolto una  contorta spiegazione di latino, almeno per me. La campanella mi riporta nel mondo reale e mi affretto a fare lo zaino per non perdere il pullman.
Il suono squillante della campanella delle 12.00 riportava subito i bambini  del 1931 alla  diversa realtà della loro vita: giacca, cartella, pranzo e pomeriggio ad aiutare a casa, nei campi, con gli animali da pascolare o a imparare qualche mestiere. Ma ci fu un giorno speciale in cui, trascorsi pochi secondi, il maestro interruppe i loro pensieri con voce autorevole: “Bambini, oggi ci ritroviamo a scuola. Ho organizzato una sorpresa per voi, vi aspetto tutti alle 14:30”. Gli scolari accennarono un sì con la testa e corsero stupiti e impauriti a riferirlo a casa.
La prof. Ruga richiama la nostra attenzione per proporci un pomeriggio a scuola per il progetto "Connessioni", dice: "Ragazzi, per chi è interessato, domani pomeriggio lavoriamo sul progetto, chi vuole mi trova qui!". Sono contenta! Finalmente uno di quei pomeriggi che piacciono a me.
Il maestro Gaudenzio si diresse verso l'aula insegnanti dove c'era una piccola riunione per accordarsi sui colloqui con i genitori, perchè come diceva sempre “l'organizzazione è fondamentale per una completa efficienza degli insegnanti!”. I bidelli intanto pulivano i corridoi ormai sgombri dai bambini. Dopo circa un'oretta tutti erano usciti dalla scuola e il maestro Gaudenzio aveva chiuso le porte per poi recarsi in pasticceria con i suoi colleghi. C'erano la maestra Maffei, severa e decisa che ogni mattina veniva da Corconio in bicicletta, il maestro Torri, che viveva alla trattoria dell'attuale Albergo Italia, noto per le sue "rigate sulle mani" come ricordano Enzio e il suo amico Pierino, e la maestra Ceppi che aveva la V elementare femminile. Arrivati in pasticceria e ordinati i dolci il maestro pagò l'ordinazione fatta giorni prima per la festa a sorpresa che aveva organizzato per i suoi alunni di quinta.

Ed ecco che il pomeriggio seguente sono ancora a scuola, sono le 14:30, aspetto la prof, guardo fuori dalla finestra e di nuovo i bambini delle elementari fanno l'intervallo.
Le 14:30 e tutti gli alunni di quinta erano presenti nell'atrio della scuola, tranne Enzio che ovviamente era in ritardo, di 10 minuti. Il maestro con voce squillante richiamò gli alunni e li fece sedere a semicerchio contro le pareti, poi cominciò a parlare: “Bambini, io sono molto felice di essere stato il vostro maestro. Io ho insegnato a voi ma voi mi avete fatto imparare molte cose e mi avete soprattutto fatto ricordare la spensieratezza e l'allegria della vostra età! Quindi ora dirò una cosa che non molti sanno esprimere: GRAZIE! Adesso potrei concludere questo discorso con delle frasi molto complicate ma mi limiterò ad augurarvi una vita ricca di felicità, allegria, gioia e amore.”
Poi il maestro invitò i bambini a prendere ciò che era stato preparato su un tavolino al centro dell'atrio. I bambini, stupiti dalle parole ma soprattutto per la vista di dolci e bevande ringraziarono di cuore il maestro correndogli vicino e dandogli rispettosamente la mano.
Dopo aver divorato tutto, velocemente tornarono alle proprie case, con il sorriso sul volto e un appunto prezioso nel cuore.

Guardo fuori dalla finestra e osservo i bambini giocare tra le maestre che chiacchierano e mi sorge spontanea una domanda: "Avranno anche loro un maestro Strambo da ricordare?"

Perché di questo sono sicura, il maestro Gaudenzio Strambo è rimasto nel cuore dei suoi bambini. Infatti ancora oggi i suoi ex alunni lo ricordano con molta stima e affetto; il professor Enzio Ruga, in particolare, riportando, di generazione in generazione la storia di quel maestro eccezionale, mi ha fatto rivivere quei bei ricordi della sua infanzia e quegli insegnamenti e comportamenti morali validi in ogni tempo come se fossero "oro". Spesso il signor Enzio, ormai nonno, ricorda le parole che il maestro pronunciò e ringrazia a sua volta la vita stessa per le esemplari persone che ha incontrato.

Ispirato al racconto di E.Ruga sulla scuola elementare di Gozzano anni '30


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