venerdì 25 maggio 2012

L’ ULTIMO CANTASTORIE


L’ ULTIMO CANTASTORIE
di Erika Azzali e Margherita Poletti

È noto a tutti che pochi anni fa, in piazza a Gargallo, era possibile trovare un uomo che si compiaceva nel vedere i visi stupiti dei giovani che erano intenti ad ascoltare le sue storie. Anche noi abbiamo avuto la fortuna di assistere a questo spettacolo, quasi magico per l’atmosfera che sapeva creare.
Raccontava spesso di una faida avvenuta in quei luoghi e, a riscriverla, ci sembra quasi di sentire la voce profonda di quel dolce vecchietto.
Così narrava: -Vedete matài quella chiesetta su a San Colombano? Si potrebbe pensare che sia nata dal nulla, ma dovete sapere che a dì l’vera, secoli fa, al suo posto c’era un modesto castello, dimora del conte Ferdinando.
In lontananza, dalle torri di questo, si poteva vedere un altro maniero, residenza del Duca Ezio di Spagna.
Tra i due castellani vi fu pace e armonia per anni e anni finché la figlia di uno dei due compì il suo diciottesimo compleanno.
Era in età da matrimonio da qualche tempo ma  aveva sempre ignorato le attenzioni dei molti pretendenti.
Il Duca Ezio, a conoscenza di questo fatto, decise di chiedere in sposa la ragazza per il suo secondogenito, nonostante questo fosse più giovane di lei di qualche anno; per fare ciò dovette mandare un messaggero alla corte del conte, esigendo che tornasse con una risposta prima del tramonto.
Il portavoce, arrivato a destinazione, chiese di avere udienza con il padre della ragazza per compiere il suo dovere ma lo scudiero lo avvisò della sua momentanea assenza a causa della morte di un qualche parente a lui sconosciuto.
Era risaputo che Ezio amasse la puntualità, per questo il povero sventurato, aveva paura della sua reazione per l’imprevisto.-
Arrivati a questo punto, solitamente, un bambino alzava la mano e chiedeva: -Hei, hei, ma però perché amava la pu.. la puntualità? - e il cantastorie regolarmente rispondeva: - Cichìn, lo sai che la curiosità porta l’uccello nella rete?! Ma dato che la storia è interessante, te ne parlerò con grande gioia.
Dovete sapere che il suo babbo, come tutti gli uomini del suo rango, doveva viaggiare molto e all’inizio di uno di questi suoi viaggi,  gli promise che sarebbe tornato in tempo per il suo compleanno, più precisamente per l’ ora di cena L’ ingenuo bambino, riuscito a sfuggire ai controlli della balia, uscì dal castello e lo aspettò invano per tutta la notte.  Il padre, quando finalmente arrivò, trovò il figlioletto febbricitante.

Perdonò il padre, il piccolo Duca, ma i ritardi non riuscì mai più a sopportarli.-
Ascoltato questo, i bambini incuriositi, incitavano il nostro cantastorie a continuare con il racconto.
Così egli proseguiva: - torniamo dal nostro messaggero, che obbligato dalle circostanze, decise di rimanere ospite  in attesa dell’aristocratico. Turbato tuttavia per il contrattempo, non riusciva a restare chiuso nella sua stanza, così andò in esplorazione nei giardini. Arrivato dinnanzi alle stalle, trovò l’ingresso socchiuso; incuriosito, entrò e rimase folgorato dalla bellezza. Oh, mi viene in mente che v’ho mia dic’ cuma es ciamavan  sti dui màt, la bella Ghìta (Agata) e Bièl (Gabriele). -
Dove ero rimasto…? Ah già.
Rimase folgorato dalla bellezza di Ghìta che, spaventata, chiese chi fosse e Bièl, ancora attonito, esitò per qualche istante ma poi si presentò. Le narrò quello che gli era appena accaduto.
La ragazza interessata alle sue parole, chiese il contenuto del messaggio ma lui, pur volendo, non poteva divulgare alcunché. Dopo numerose chiacchiere, scoprì finalmente chi in realtà lei fosse, ovvero la promessa sposa. A quel punto non ebbe alcun rimorso a rivelarle ciò che lei chiedeva. Ghìta dopo la scioccante notizia, scoppiò in un pianto disperato.
 Tra sfoghi e pianti, parlarono incessantemente per tutta la notte e al canto del gallo, al momento di lasciarsi, Bièl si rese conto di desiderare la ragazza tutta per sé. Si trovò così ad un bivio: doveva recapitare il messaggio al padre dell’amata oppure scappare con lei?- 
I bambini interrompevano il cantastorie, con un pizzico di impertinenza e tanto entusiasmo.
- Deve scappare, deve scappare!-
-No, deve dare il messaggio!-
-No, deve sposarla!-
-Deve sposare me!-
 - Da bravi, se volete sentire come il giovane messaggero risolse le sue tribolazioni, fate silenzio!- e il narratore riprendeva il controllo.
-Ci volle tempo per decidere il da farsi, ma quando i loro sguardi si incontrarono lui capì quel che voleva il suo cuore. Bastarono poche parole per convincere la giovane, salirono su un cavallo, senza bagagli né addii e partirono per dove il destino li avrebbe portati.
Poco  lontano dal castello, Bièl si fermò improvvisamente. Doveva fare una cosa. Si girò, la guardò nei profondi occhi blu e la baciò come promessa di un amore eterno. -
- Bleaah -Facevano sempre i bambini.  Tra le bambine invece si levava un - ooooohhhh…-
-Per questa fuga tra le due casate nacque un odio profondo, ognuno incolpava l’altro per il torto subito e tuttora i resti dei due castelli si fronteggiano come a prevalere l’uno sull’altro.
E con queste parole il cantastorie se ne andava, con un sorriso un po’ sdentato, ma ancora pieno di vita.

Ispirato al racconto di G. Valsesia e al paesaggio delle colline che, tra Briga Novarese e Gargallo, si ergono una di fronte all'altra.

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